Aggressioni e intimidazioni: il Far West dei pronto soccorso siciliani
Dopo il caso di Catania, la visita di Faraone e Gucciardi e l’appello di Bianco: “Intervenga il ministro”. A Palermo un episodio ogni quindici giorni. I sindacati: “Telecamere e posti di polizia”
Un’aggressione ogni quindici giorni contro medici e infermieri dei pronto soccorso di Palermo e decine di atti di intimidazione verso i camici bianchi denunciati in tutta la Sicilia. Sono i numeri disarmanti di una escalation di violenza: il raid di Capodanno all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania è solo la punta dell’iceberg. Dopo il pestaggio del camice bianco da parte di un commando di uomini incappucciati, che ha portato all’arresto di un uomo di 47 anni e alla denuncia di altre quattro persone (tra cui un operatore del 118), si riaccendono i riflettori sul tema della sicurezza in corsia.
Nel giorno in cui il neo sottosegretario siciliano alla Sanità, Davide Faraone, e l’assessore Baldo Gucciardi arrivano a Catania per incontrare gli operatori dell’ospedale colpito, i sindacati e persino il sindaco Enzo Bianco tornano a invocare l’intervento dei prefetti.
I pronto soccorso come ring. Solo a Palermo, dall’inizio dell’anno, sono 19 gli episodi di violenza registrati nei maggiori ospedali cittadini e denunciati alle forze dell’ordine. L’ultimo in ordine di tempo, il 2 dicembre scorso, quando un’infermiera dell’ospedale pediatrico Di Cristina è stata spintonata e minacciata con un coltello dai parenti di una bambina in attesa di ricovero.
I più bersagliati sono l’ospedale Cervello con sei aggressioni, poi Villa Sofia con cinque e l’ospedale Civico con quattro. Qualche giorno fa è toccato a un medico del reparto di Ortopedia del Policlinico di Palermo: una lite scoppiata per un’attesa troppo lunga è sfociata in un vetro rotto che ha ferito il dottore di turno. Tutto è finito con l’intervento dei carabinieri e l’ennesima denuncia. Niente a che vedere, per carità, con il raid dal metodo mafioso messo in atto la notte del gennaio all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania: l’unica “colpa” del medico è stata quella di non aver voluto fornire le generalità di una paziente che con il suo scooter si era scontrata contro l’auto parcheggiata del mandante dell’aggressione.
Faraone: “I medici non vanno lasciati soli”. La visita di Faraone e di Gucciardi a Catania è stata annunciata dallo stesso sottosegretario: “I medici e il personale sanitario in genere del pronto soccorso del Vittorio Emanuele di Catania, come tanti altri che operano in contesti sociali difficili – dice – non vanno lasciati soli. Occorre ascoltarli per comprendere dalla loro viva voce quali interventi sarebbero i più efficaci per sostenerli nella loro azione che vede al centro i cittadini e il loro bisogno di salute. Metteremo in campo ogni strumento
utile a migliorare le condizioni di lavoro dei tanti medici e operatori sanitari in genere impegnati per la salute dei cittadini, anche in contesti ambientali speso difficili”.
Il sindaco Bianco: “Intervenga il ministro Minniti”. Non è rimasto in silenzio nemmeno il sindaco di Catania Enzo Bianco: “Questa vicenda ci lascia sconcertati. Chiederemo al ministro dell’Interno Marco Minniti maggiori misure di sicurezza per gli ospedali”. Bianco chiederà inoltre al prefetto di Catania Maria Guia Federico di discutere la questione in una prossima riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Al momento il prefetto, dopo un apposito tavolo tecnico, ha disposto di “intensificare le misure di vigilanza al presidio ospedaliero Vittorio Emanuele” nell’ambito del “piano coordinato di controllo del territorio”.
Posti di polizia, vigilanti, videosorveglianza: le richieste dei medici. Da parte dei sindacati l’appello alle istituzioni è unanime. Mentre la Cimo invoca un’audizione urgente delle commissioni Antimafia e Sanità all’Ars e torna a chiedere, come già nel 2015, l’intervento dei prefetti di tutta la Sicilia (“Non siamo carne da macello”), l’Anaao Assomed punta il dito sulla debolezza della reazione da parte delle istituzioni: “Siamo stati dell’idea – e le immagini trasmesse dalle telecamere di sicurezza lo confermano – che si sia trattato di un agguato di stampo mafioso, volto ad affermare la supremazia di bande di delinquenti sul rispetto della legalità, in uno dei terreni più sensibili dal punto di vista dei beni costituzionalmente garantiti. Ci aspettiamo un intervento della commissione Antimafia regionale”.
La Uil chiede che vengano reintrodotti i posti di polizia nei pronto soccorso, dove spesso sono stati ridimensionati per la spending review: “La politica deve intervenire aumentando gli organici negli ospedali ma allo stesso tempo deve rafforzare la presenza di vigilanza. Riteniamo necessario avere dei presìdi di polizia dentro gli ospedali anche perché ciò che è successo al Vittorio Emanuele è accaduto anche in altri ospedali catanesi e siciliani”. Invoca le telecamere in corsia, invece, la Fp Cgil: “È necessario evitare il perpetrarsi delle aggressioni presso i pronto soccorso con l’incremento dei sistemi di video sorveglianza, con la presenza fisica in loco di unita di Pubblica sicurezza in collegamento attivo con i commissariati e le strutture di Polizia”.
fonte: repubblica.it