Il “caso” Licata, chi è senza peccato…. scagli la prima pietra

michele-licata-imprenditore-turistico-marsalaE’ di ieri la notizia del terzo sequestro di beni all’imprenditore marsalese Michele Licata ma la notizia continua a rimbalzare da un capo all’altra della città “arricchendosi”, tra un passaggio e l’altro del passaparola, di inediti particolari. Alla fantasia, del resto, non vi è limite. La gente pensa di sapere tutto. O peggio si sostituisce alle forze dell’ordine e alla giustizia emettendo sentenze lapidari. Il fatto sta che Michele Licata, ed i suoi familiari, sono stati messi alla gogna. Per carità lungi da noi difendere chi evade il fisco, chi vive nell’illegalità, chi commette reati. Licata ha sicuramente sbagliato ed’è giusto, legittimo, che le Autorità provvedano al recupero il dovuto. La Giustizia farà il suo corso ed il tempo aggiusterà il resto

Noi, da operatori dell’informazione, siamo garantisti per autonomasia con chiunque ed il nostro blog è sempre pronto ad ospitare le opinioni altrui; anche quando sono in antitesi. In tale ottica abbiamo ricevuto, e pubblichiamo qui di seguito, una lettere pervenutaci dal signor Antonino Ampola

“Evasione Fiscale -Michele Licata
Continuano, dopo l’ennesimo sequestro cautelativo, le polemiche sulla presunta evasione fiscale di Michele Licata. Pare che all’imprenditore marsalese, a fronte di circa 9.000.000 di evasione fiscale,  le Autorità hanno provveduto al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 139.000.000 di Euro. Ora, non per essere polemico e neanche volere essere avvocato di parte del Sig. Licata. A parte che mi sembrano un po’  troppe le somme sequestrate rispetto all’evasione imputatagli? Sicuramente le Autorità hanno avuto le loro buone motivazioni; certamente non l’opinione pubblica con il suo atteggiamento “giustizialista” di piazza. Francamente mi sembra che si stia esagerando un po’ a dipingerlo come il peggiore fra i criminali, forse peggio di un boss mafioso con centinaia di omicidi sulle spalle.

Non dimentichiamoci che il nostro Paese non è nuovo a reati del genere e che nelle maglie della Giustizia sono finiti pure nomi eclatanti del mondo dello sport, dello spettacolo, della politica. ecc. Tutti hanno pagato il loro debito e sono stati “riaccreditati”. Come: Valentino Rossi che ha evaso il fisco per 25 milioni di euro dovuti per gli anni 2000-2004, pagando  successivamente  35 milioni di euro  senza perdere la faccia; il cantautore genovese Gino Paoli che è finito nel mirino del fisco nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale per  2 milioni di euro risalenti al 2008 e non dichiarati nel 2009;  Benito Benedini, già  presidente della Fondazione che controlla la Fiera di Milano (riveste ruoli di vertice anche in grandi società private) a cui gli inquirenti romagnoli hanno contestato depositi non dichiarati per circa quattro milioni di euro; ed ancora Sophia Loren, Alberto Tomba  e centinaia di altri. La Guardia di Finanza giornalmente scopre evasori fiscali, ma nessuno degli imputati  perde la faccia come, a mio parere personale, l’opinione pubblica sta tentando di fare con l’imprenditore Licata.

 Certo, la legalità va innanzi a tutto. L’evasione fiscale è un cancro nazionale ed è giusto che vada combattuto e punito.  Vorrei però ricordare che per chi fattura centinaia di milioni di volume di affari è  facile evadere milioni di tasse, ma quanti professionisti, imprenditori, commercianti,  nel loro piccolo, in percentuale, hanno e stanno evadendo molto di più.  Dentisti, Medici,  Avvocati, Barbieri, Ambulanti e tanti altri, quanti di questi rilasciano fatture o ricevuta fiscale. Certo le somme non raggiungono l’importo del Licata, ma se guardiamo la percentuale di evasione sul volume di affari dichiarato, vedremo che se il Licata ha evaso l’X%,  non da meno sono quei professionisti, artigiani e commercianti. Noi ci auguriamo che la legge faccia il suo corso e, per il bene della comunità quanto dovuto allo stato ritorni nelle sue casse per poter essere destinato ad opere pubbliche a beneficio della collettività.
E’ pur vero che tutti, di fronte al Fisco, cerchiamo vie di scampo. Le tasse, come tutte le cose imposte, non piacciono e penso che nessuno le paga con gioia. Vorrei suggerire a chi tanto critica, o peggio condanna a priori i comportamenti degli altri prima ancora della conclusione delle indagini,  non avete mai sbagliato col Fisco? E’ prassi comune, infatti, rivolgersi al proprio commercialista dicendo: “… NON E’ CHE MI FAI PAGARI ASSAI”. Ebbene in quel momento nessuno è diverso dai Licata e da tutti quegli altri che cercano di pagare meno tasse del dovuto.  Per cui, per evitare di finire sulla “graticola” provate a pensare le parole, prima di aprire bocca!

Marsala, 20 Ottobre 2016
Antonino Ampola”

Non posso che concordare con il nostro lettore. Forse sul caso Licata l’opinione pubblica si sta accanendo un tantino di troppo. Da fastidio,effettivamente, ascoltare  così tanto accanimento della gente che si lancia in accuse infondate miste a mezze verità e commenti inopportuni, per il solo gusto di parlare. Meglio ancora, “sparlare” dei Licata. Tante gente ha il dente avvelenato con l’imprenditore, magari per trascorsi poco felici (un banchetto andato male, un posto di lavoro non assicurato, un licenziamento, ecc.) e non trova di meglio, ora, che vendicarsi. Nel giro di pochi mesi questa città ha trasformato un imprenditore del settore turistico nella peggiore sorta di delinquente. Come se fosse l’unico ed il solo ad aver adottato metodi perseguibili penalmente per non pagare le dovute tasse, per avere un illecito guadagno, per scopi personali. Tutto il mondo è Paese! E, per natura propria, gli imprenditori sono “macchine” che fanno numeri positivi, senza guardare alcuno in faccia. 
Ricordo una frase della buonanima del mio papà: “Alberto. ricorda…. nessuno si è mai arricchito onestamente”. Una perla di saggezza che la dice lunga sul nostro Paese. Io non posso che aggiungere: “chi è senza peccato…. scagli la prima pietra”.

Alberto Di Paola 

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