Frodi coi fondi anti-disoccupazione, 163 casi in Sicilia
La Guardia di Finanza ha accertato 163 casi in Sicilia dove si frodavano le leggi e si impiegavano i fondi anti-disoccupazione per altri scopi.
Percepivano senza averne diritto fondi pubblici destinati a combattere la disoccupazione. Sono stati scoperti dal Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Guardia di finanza 1.079 ‘furbetti’. Dovranno ora restituire allo Stato 39,5 milioni di euro di risorse indebitamente acquisite. L’operazione è stata condotta in collaborazione con l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa – Invitalia S.p.A. Il maggior numero di posizioni irregolari è stato registrato in Campania (420); seguono Puglia (206) e Sicilia (163).
Le irregolarità sono state rilevate a seguito di analisi e controlli, mediante l’incrocio di banche dati, sulla posizione di oltre 10 mila imprese destinatarie di 411 milioni di euro erogati ai sensi del Decreto Legislativo 185 del 21 aprile 2000. La disposizione è finalizzata a promuovere l’autoimpiego delle persone in cerca di lavoro tramite l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali o di lavoro autonomo. Per beneficiare dei contributi è necessario aver determinati requisiti e rispettare alcuni vincoli come: essere non occupati alla data di presentazione della domanda del contributo; comunicare all’Ente erogatore l’avvenuta cessazione dell’attività economica destinataria del contributo pubblico se questo avviene prima di un quinquennio; non essere titolari di quote o azioni di altre società ammesse a benefici; non richiedere altre agevolazioni, anche fiscali per 36 mesi dalla concessione dei benefici; non trasferire al di fuori dell’azienda i beni ed i diritti aziendali ammessi al contributo.
I 1.079 soggetti individuati non hanno rispettato i vincoli previsti anche attraverso comportamenti fraudolenti come la redazione di atti falsi. L’esito delle analisi è attualmente al vaglio dei competenti Comandi territoriali della Guardia di Finanza che stanno provvedendo a concludere gli accertamenti necessari per l’avvio dei procedimenti penali davanti alle autorità giudiziarie ordinarie e di quelli per responsabilità erariale davanti a quelle contabili. Nel frattempo Invitalia ha già attivato le procedure di revoca dei benefici e le conseguenti iniziative legali per il recupero dei fondi. Nel complesso, l’attività di analisi dei fondi erogati ai sensi del Decreto Legislativo 185/2000 ha sin qui consentito all’individuazione di 3.420 posizioni irregolari con un conseguente obbligo di restituzione di fondi per oltre 100 milioni di euro.